Diario di viaggio nella Provincia dell’Ovest del Camerun di Elena Balducci - Simone Gorelli

Premessa Questa missione ha avuto lo scopo di reperire i dati necessari per l’analisi di fattibilità di un progetto di cooperazione nella Provincia dell’Ovest del Camerun. Tale progetto ha l’obiettivo di migliorare il tenore di vita degli agricoltori dell’area rurale dell’Ovest che al momento attuano esclusivamente un’agricoltura di sussistenza che rappresenta l’unica fonte di lavoro e che non conferisce alcun reddito alle popolazioni. Lo sviluppo della coltura del fagiolino, in rotazione alle altre colture tradizionali, potrebbe rappresentare una possibile fonte di reddito in virtù del fatto che sussistono le capacità tecniche e che le condizioni pedo-climatiche e ambientali risultano favorevoli. In particolare, sarebbe possibile effettuare due cicli colturali durante la stagione delle piogge (marzo-novembre) senza necessità di irrigazione ed eventualmente un terzo ciclo durante la stagione secca, nell’ambito di particolari aree, dette Baffon, che per la vicinanza di fonti di approvvigionamento idrico, hanno la possibilità di essere irrigate. La coltivazione del fagiolino è già ampiamente diffusa in quest’area, grazie alla presenza di una società locale, dal nome Proleg, che ha istaurato un commercio di fagiolino in scatola, già attivo da almeno 17 anni, con il mercato francese di Parigi che a sua volta riesporta il prodotto in tutta Europa. Questa società, che inizialmente conferiva un adeguato reddito agli agricoltori, successivamente, iniziò a condurre l’attività solo a proprio vantaggio sfruttando gli agricoltori, di cui il fagiolino rappresentava una delle poche fonti di reddito, se non la sola. Diversi agricoltori hanno da anni cessato la coltivazione del fagiolino, ma molti continuano tuttora a praticarlo, a causa della mancanza di alternative. Proleg fornisce i mezzi tecnici (semente, concime) necessari per la coltivazione ed i suoi tecnici praticano i trattamenti insetticidi necessari (n. 6 per ciclo). Alla fine del raccolto, per ogni kg di seme fornito, la società ritira 13 kg di produzione senza contribuzione, senza contare che spesso e volentieri la dose di concime fornita non risulta sufficiente a coprire i fabbisogni culturali, per cui gli agricoltori sono costretti ad acquistarne una parte di questo a proprie spese. La possibilità di coltivare fagiolino in condizioni capaci di conferire un reddito adeguato alle popolazioni locali, come accadeva fino a qualche anno fa, potrebbe rappresentare un’importante possibilità di miglioramento del tenore di vita nelle aree rurali, caratterizzate da un tasso di povertà molto alto e generalizzato. La Cooperativa Cooprolegf, operante a livello locale, avrebbe la possibilità di seguire l’attività degli agricoltori aderenti all’iniziativa, in primo luogo, a partire dai propri associati. Tale cooperativa, costituita recentemente proprio con l’obiettivo di attivare questo progetto, di cui si sta occupando da ormai cinque-sei anni, è attualmente costituita da 21 membri di diversa estrazione, tra cui agricoltori, commercianti, ingegneri agricoli. Essa vorrebbe occuparsi dell’assistenza tecnica degli agricoltori, della fornitura dei mezzi tecnici (semente, concimi, fitofarmaci, ecc.) necessari alla coltivazione, della raccolta del prodotto finale e del suo trasporto presso l’aeroporto convenzionato. L’obiettivo sarebbe, in questo caso, quello della commercializzazione del fagiolino fresco in Italia, previo accordo con una GDO (es. Coop, Esselunga, Carrefour, Pam, ecc.). 1° giorno 23 Febbraio 2007 - Bafoussam Incontro con i due Ingegneri agricoli della cooperativa: Celestin Kamga e Gilbert Soffo, dipendenti ministeriali, che hanno organizzato tutti gli incontri effettuati durante il nostro periodo di permanenza, fornendoci un programma dettagliato delle giornate. Durante questo incontro, ci hanno parlato della cooperativa da loro fondata, il loro obiettivi, lo statuto, l’organigramma. Ci hanno illustrato la situazione agricola locale, le possibilità produttive del fagiolino, come loro avrebbero inteso organizzare il lavoro e le necessità più impellenti per la sua realizzazione: un magazzino per lo stoccaggio dei fagiolini, una macchina pick-up per raccogliere la produzione presso gli agricoltori ed un camion frigorifero per il trasporto all’aeroporto. Le sementi dovrebbero essere acquistate in Europa (Olanda), mentre i mezzi tecnici potrebbero essere acquistati direttamente in loco. Incontro con l’Organizzazione dei Produttori dell’Ovest BINUM, distaccamento regionale della Federazione nazionale produttori, si tratta di un’associazione nata nel 1988 con lo scopo di migliorare la qualità della vita dei propri membri, mediante la ricerca di nuovi mercati, la concessione di crediti con l’ausilio di servizi di microfinanziamento, la messa a disposizione di un magazzino (uno per zona) per lo stoccaggio dei mezzi tecnici, la selezione varietale per il miglioramento della qualità delle produzioni. Essi operano su 18 zone sussistenti su tre province; attualmente, si interessano alla coltivazione di patate, banane plantano, soia, mais, olio di palma, fagiolino, caffè, cacao e all’allevamento di polli, conigli, maiali. Visita al Ministero dell’agricoltura, distaccamento dell’Ovest, si occupa attivamente del sostegno agli agricoltori, ma per avere qualsiasi forma di sostegno occorre avere attività già operanti. Tra le varie iniziative, viene fornito aiuto nell’organizzazione della promozione della vendita dei propri prodotti. Il Ministero finanzia diversi progetti di sviluppo rurale, anche in collaborazione con altri stati, ad esempio è attivo un programma di riqualificazione della filiera del mais, in collaborazione con la cooperazione cinese. Diversi programmi sono finanziati mediante il PPTE che rappresenta una sorta di Piano di Sviluppo Rurale Nazionale, di cui, uno dei più importanti ad oggi attivi, è il programma di rilancio della filiera della banana plantano. Altri programmi riguardano il fagiolo, le patate e il limone; in passato, hanno contribuito molto al finanziamento del caffè, mediante l’istituzione ed il sostentamento di una cooperativa ministeriale, detta UCCAO, che si occupa della raccolta, confezionamento e commercializzazione del caffè camerunense. Dalla fiorente attività degli anni ’90, allo stato dei fatti, l’UCCAO sta attraversando un periodo di forte crisi, dovuta essenzialmente ad una cattiva gestione. Il responsabile della sede ministeriale dell’Ovest si dimostra molto interessato al nostro progetto e ci mette a conoscenza del fatto che per l’importazione di mezzi tecnici è necessario compilare una domanda di autorizzazione disponibile presso il Ministero delle Finanze. Visita presso la sede UCCAO, il responsabile dell’azienda ci spiega il loro modo di lavorare e ci mostra la loro produzione, le diverse tipologie di confezionamento, in base al tipo di prodotto. Nei giorni successivi siamo andati a vedere anche il luogo di stoccaggio e lavorazione del caffè, riscontrando l’effettivo stato di crisi in cui si trova attualmente l’UCCAO; diversi macchinari infatti erano guasti, in attesa di riparazione già da diverso tempo, per cui l’attività era al momento ferma. In passato, più precisamente nel ’92, ci hanno spiegato che l’UCCAO si occupava anche della commercializzazione del fagiolino in Francia, che però attualmente non è più attiva. 2° giorno 24 Febbraio 2007 – Bafoussam e dintorni Visita presso l’ONG CIFORD, nata nel 1995 con l’obiettivo di aiutare le aree rurali e gli agricoltori, mediante l’attivazione di studi finalizzati, la costituzione di gruppi di produttori previsti dalla legge (gruppi di iniziativa comunitaria) in grado di tutelare la propria produzione, portando avanti progetti di sviluppo rurale. Attualmente, stanno sviluppando un progetto volto alla produzione delle carpe, finanziato dalla UE,, ed un progetto di sostegno all’agricoltura locale, finanziato dal Piano di Sviluppo Rurale Nazionale. Spesso molti progetti vengono portati avanti in collaborazione con ONG francesi. Nel ’92, in conseguenza alla fiorente attività svolta da Proleg, hanno attivato uno studio dedicato ai fagiolini per valutare le possibilità di mercato. Ci spiegano poi, che le associazioni produttori, del tipo di BINUM sono sorte conseguentemente all’attività da loro svolta. Incontro con il sindaco de la Commune de DEMDENG, Professor Lazare Kaptuè Il sindaco rappresenta una figura di tipo amministrativo, al contrario dei re (chef) che sono figure venerate dalla popolazione che si succedono di generazione in generazione e che hanno fatto la storia di questi popoli; esistono, infatti, musei i cui reperti si basano sulla storia delle generazioni dei re, dove sono mostrati troni, maschere, costumi, statue e suppellettili dei re e delle loro famiglie. Il sindaco viene eletto dal popolo nell’ambito di un comune che comprende nei suoi confini amministrativi più villaggi ed ogni re è a capo di un villaggio. Il re ha più potere di un sindaco anche se il territorio su cui manifesta la sua influenza è più ridotto. Il sindaco che abbiamo incontrato è un professore universitario di medicina di fama internazionale, che ha più volte partecipato a convegni internazionali sulla medicina ed ha fondato l’università di medicina della Provincia dell’Ovest. Si mostra subito molto interessato al nostro progetto e si dichiara molto disponibile nei nostri confronti ed aperto a collaborare nei limiti delle sue possibilità all’iniziativa. Essendo anche presidente di un Istituto di microcredito agricolo, ci organizza un appuntamento per i giorni successivi per sviluppare meglio anche questo aspetto. Il sindaco ci fa visitare una delle strutture ospedaliere di sua competenza, una scuola, una chiesa ed il museo del re più potente del Camerun, il re di Bangiung che, successivamente, ci ha ricevuto. Incontro con il re di Bangiung Abbiamo riferito al re la nostra idea progettuale, lui si è mostrato subito molto interessato all’iniziativa e disponibile ad incontrarsi nuovamente con noi se necessario, dato che quel giorno non avevamo un appuntamento con lui ed è stato solo un caso fortuito potersi incontrare. L’approvazione del re è fondamentale, senza il suo consenso risulta effettivamente molto difficile poter attuare qualsiasi tipo di iniziativa sul suo territorio. 3° giorno 25 Febbraio 2007 – dintorni di Bafoussam Visita al villaggio della nonna di Chrislain, dove abbiamo potuto toccare con mano le condizioni di vita in cui verte la popolazione delle aree rurali. Visita dell’aeroporto di Bafoussam e incontro con il responsabile della struttura, si tratta di un aeroporto ubicato nell’Ovest, ideale per l’esportazione del fagiolino, data l’estrema vicinanza alle aree considerate, appena 20 km. Il responsabile ci spiega che gli aerei che partono da lì devono fare prima scalo in un aeroporto autorizzato a voli internazionali, quale quello di Douala, la città commerciale del Camerun o di Yaundè, la capitale. Attualmente, partono da lì circa tre voli la settimana, ma non ci sarebbe nessun problema ad incrementarne il numero; la portata dei jet è di 30 tonnellate a carico. L’alternativa a questo aeroporto potrebbe essere quello di Douala che dista dall’area considerata circa 300 km da percorrere su una strada in condizioni molto disagiate. 4° giorno 26 Febbraio 2007 – villaggio di Bameka, dintorni di Bafoussam Incontro con il re di Bameka Il re di questo villaggio è molto giovane e informale, ci raccontò che anche suo padre coltivava circa 1,5 ettari di fagiolino e che soltanto adesso si era reso conto come mai egli avesse abbandonato la coltivazione, percepiva, in sostanza, un reddito troppo basso. La società Proleg copre solo alcune aree del villaggio e ci chiede se con il nostro progetto potremo riuscire a coprirle tutte. Attualmente, nel suo villaggio ci sono 35 famiglie a quartiere che coltivano il fagiolino e, mediamente, lavorano almeno 5 persone a famiglia, per un totale di 7 quartieri. La coltivazione del fagiolino viene generalmente effettuata dalle donne che possono eventualmente essere affiancate dall’uomo nella preparazione del terreno prima della semina che è uno dei lavori più faticosi. Altri tipi di coltivazione, come ad esempio il caffè, possono essere fatte solo dall’uomo. Il fagiolino viene coltivato su lotti di 10 x 10 metri ed una famiglia può coltivare più lotti. Normallmente, la proprietà del terreno è del marito che può decidere di affidare delle parti alle mogli. Ogni famiglia possiede in media 1,5 ettari di terreno, gli abitanti del villaggio sono in totale 2.450. Il 70% del lavoro nei campi viene praticato dalle donne, una famiglia può arrivare a coltivare fino a 800 m2 di fagiolino. Il re ci dà la sua disponibilità alla diffusione del progetto tra la sua gente, non appena sarà pronto, e ci concede uno spazio per poter costruire un magazzino per lo stoccaggio del fagiolino. Incontro con un ex responsabile tecnico di Proleg del villaggio, ci ha illustrato il metodo di coltivazione del fagiolino, tutte le fasi di lavoro e la necessità, in termini orari, di manodopera. Questa persona ha cessato la sua attività con Proleg a settembre a seguito del sopraggiungere di un nuovo gestore francese che ha deciso di licenziarlo. Egli era responsabile di 1.400 parcelle (ogni parcella corrisponde a 100 m2) coltivate a fagiolino ed era addetto allo svolgimento dei trattamenti fitosanitari ed al ritiro e selezione della produzione. Il fagiolino viene selezionato da Proleg in base al diametro: i fagiolini con diametro superiore ad una certa soglia vengono scartati e destinati al mercato locale. Il fagiolino si sta diffondendo rapidamente nell’alimentazione popolare anche se è considerato un alimento da persone benestanti. A noi è capitato più volte di mangiare i fagiolini, sia come contorno a sé stante che spezzettati, mischiati assieme ad altre verdure, come carota, cipolla, cavolo verza, in ristoranti self-service, ma anche a casa di uno degli ingegneri. Le persone più povere spesso e volentieri, a meno che non abbiano avuto esperienza di coltivarlo, non conoscono il fagiolino e questo rappresenta uno dei principali motivi della sua scarsa diffusione tra il popolo. Il seme di fagiolino può essere auto-riprodotto, però la produzione ottenuta non può essere venduta a Proleg, ma soltanto sul mercato locale. La moglie di questo agricoltore ci racconta che tutti i giorni deve fare circa 1 km di strada a piedi per andare a prendere l’acqua per gli usi domestici e deve dedicare una parte della giornata alla ricerca delle legna per il fuoco. Generalmente, nei villaggi riescono ad avere l’elettricità, ma non hanno acqua corrente e gas, quindi per cucinare sono costretti ad accendere quotidianamente il fuoco con le legna. 5° giorno 27 Febbraio 2007 – villaggio di Bahouan, dintorni di Bafoussam Incontro con il re di Bahouan, si tratta di un re agronomo, che si mostra subito molto interessato al nostro progetto e disponibile a diffondere la coltivazione del fagiolino tra la sua gente, appena sarà attivo il progetto. Lui stesso già coltiva una discreta superficie a fagiolino. Possiede un’azienda di circa 4-5 ettari che tiene molto a farci visitare, lavorata in primo luogo dalle sue mogli. Visita all’azienda agricola del re, posta in zona Baffon, essa è ubicata in prossimità della “cheferie”, l’abitazione del re, ed è collocata in un’area Baffon irrigabile, quindi per noi rappresenta la prima volta in cui riusciamo a vedere un terreno in piena produzione, dato che nelle aree non irrigabili, durante la stagione secca, troviamo solo banane, ananas, canna da zucchero e manioca. Il re coltivava ortaggi di ogni genere, pomodori, cavolo verza, basilico, diverse varietà di erba da cucinare in maniera analoga alla nostra bietola, patate, peperoni. Queste verdure molto spesso erano coltivate in intercalare al mais. Il re aveva un magazzino dove, in questo momento, era stoccata la soia appena raccolta ed era dotato, inoltre, di trattore e di vari attrezzi da lavoro, aratro, carrello, ecc.. Ci ha mostrato il sistema d’irrigazione: in parte riusciva ad irrigare per gravità, mediante l’accumulo di acqua in un deposito posto nella parte più alta dell’azienda ed in parte per aspersione, mediante il posizionamento di appositi irrigatori. In un’altra zona dell’azienda egli aveva sviluppato un nuova piantagione di banane che aveva adeguatamente concimato con la pollina. E’ stato molto interessante toccare con mano il livello di avanguardia tecnologica raggiungibile in queste aree. 6° giorno 28 Febbraio 2007 – villaggio di Bamendou, dintorni di Bafoussam Incontro con il re di Bamendou Il villaggio di Bamendou si estende su una superficie di 97 km2 e possiede circa 50-60.000 abitanti che vivono essenzialmente di attività agricola, con una densità abitativa di 500-600 ab./km2. I ¾ della popolazione fino a pochi anni fa coltivavano caffè, ma ad oggi si occupano soprattutto di banana, mais e fagiolino. Il re era il diretto responsabile della produzione di fagiolino nei primi anni ’90, quando anche l’UCCAO aveva una produzione. A quel tempo, la produzione di fagiolino del villaggio rappresentava il 40% dell’intera produzione di Proleg ed il 15% di quella di UCCAO. Al nostro incontro, il re aveva invitato a partecipare anche un gruppo di agricoltori che coltivano fagiolino e che sarebbero stati interessati a coltivarlo e tra questi c’era anche l’ex capo zona di Proleg che aveva avuto questo ruolo per ben 14 anni e che l’anno scorso aveva cessato la sua attività a causa della scarsa retribuzione. La popolazione del villaggio ha almeno 0,5 ettari a famiglia coltivabili, alcuni dei quali hanno la fortuna di possedere delle aree Baffon irrigabili. Anche in questo caso, il re apprezza molto la nostra idea progettuale e non appena sarà attivo il progetto si dimostra pronto a partire nell’iniziativa con la sua gente che ha fortemente necessità di ricevere un reddito adeguato al lavoro effettivamente praticato. Intervista al gruppo di agricoltori, si tratta di un gruppo misto, comprendente uomini e donne, per cui è stato molto interessante per capire il diverso ruolo nella produzione agricola. Abbiamo avvalorato quanto già appreso nei giorni precedenti, che la donna svolge la maggior parte del lavoro agricolo; l’uomo può contribuire alla preparazione del terreno per la semina che è uno dei lavori più duri, che viene effettuato proprio in questo periodo, prima del riavvio delle piogge. Il fagiolino viene fatto normalmente in avvicendamento al mais; rispetto a questo dà molto più lavoro, ma anche più reddito. La coltura che al momento fornisce più reddito nel villaggio è il fagiolo secco, ricavato, in sostanza, dalla raccolta dei baccelli secchi di fagiolino, ma rappresenta anche la coltura che necessita di maggiore manodopera, soprattutto per l’essiccazione dei fagioli. Incontro con i membri della Cooperativa Cooprolegf, erano presenti, oltre ai due ingegneri, la vice-presidente (la presidente era malata), un agricoltore ed un altro membro con compiti gestionali all’interno della cooperativa. Abbiamo fatto insieme un riepilogo dell’esperienza vissuta avanzando le nostre impressioni e proponendo un accordo su come procedere nel lavoro dei prossimi mesi. E’ stato deciso che noi ci saremmo occupati di verificare il mercato italiano del fagiolino, contattando e organizzando degli incontri con le GDO interessate, mentre loro si sarebbero occupati di reperire i dati relativi al costo di trasporto dei fagiolini in Italia (camion + aereo), alle autorizzazioni e tasse di trasporto. Oltre a questo, si sono impegnati a fornire un quadro dettagliato di come la cooperativa intenderà gestire l’attività di produzione del fagiolino e che tipo di servizi intenderà fornire ai propri soci nell’ambito di questa attività. 7° giorno 1 Marzo 2007 – 150 km da Bafoussam, direzione Douala Incontro con un responsabile delle piantagioni di banana Peja-Njombè, volto a capire le potenzialità di esportazione della banana in Italia, oltre al fagiolino. La zona intorno a Douala è caratterizzata da piantagioni immense di banana, che fanno capo a 3-4 grandi gruppi commerciali, tra cui Del Monte e Ciquita. Si tratta di coltivazioni molto intensive, in cui l’irrigazione risulta strettamente necessaria ed in cui si pratica di routine l’isolamento dei cesti di banana con sacconi di plastica per evitare l’attacco degli insetti. In questo caso, non abbiamo rilevato nessun vantaggio ad attivare un progetto che coinvolgesse la banana, né in termini ambientali, né socio-economici, data la totale assenza di piccoli produttori. Di interesse potrebbe rivelarsi, invece, l’olio di palma e il caucciù, praticati anche da piccoli produttori; il primo da utilizzare come biocombustibile e il secondo, per la produzione di bioplastiche.