Viaggio in Burkina Faso - Gennaio 2007 di Morando Mazzini

Il mio viaggio inizia, in compagnia di Paolo, il 23 Gennaio, cinque giorni prima gli altri componenti del gruppo: dobbiamo, infatti, organizzare l’inaugurazione della scuola di PIKEOKO, un villaggio a circa 70 km ad est dalla capitale del Burkina Faso, OUAGADOUGOU. Il progetto, finanziato dall’Etruria Sma, è stato portato a conclusione in tempi relativamente brevi e la scuola è già in funzione, con i suoi circa cento scolari e tre insegnanti. Circa un anno, stagione delle piogge compresa, per dare concretezza al sogno di tanti bambini che grazie all’accesso al diritto all’istruzione vedono più reale la possibilità di una vita migliore. La cerimonia ufficiale di inaugurazione si svolge il 29, alla presenza del sinadaco del Comune di Kouri, il signor Felix Compaorè, dei rappresentanti del Comune di Monteriggioni, che ha pagato lo stipendio di un anno del corpo insegnante, l’assessore Claudio Colli ed il consigliere Valerio Violetti, del presidente di Gabnichi onlus, che ha curato la progettazione nonché il coordinamento e la gestione dei lavori, l’ingegnere Luca Venturi, delle autorità politiche e religiose locali, ma, soprattutto, di una numerosa e variopinta rappresentanza di cittadini. Canti, musica , danze e un turbinio di colori manifestano la gioia e la riconoscenza di questa comunità a noi lì presenti e anche a chi, come il collettivo Micifiondo, pur non potendo essere fisicamente presente, ha voluto finalizzare la sua vis comica, mettendo in scena una simpatica commedia musicale al teatro di Castellina Scalo (Monteriggioni) al reperimento dei fondi necessari all’acquisto degli arredi per le aule. Al termine della cerimonia, vista la presenza delle autorità locali, si provvede anche alla stipula di un nuovo contratto con l’impresa del posto, la Nord-Sud Equipements, che costruirà, adiacente alla scuola, un refettorio per gli alunni e, poco distante, una struttura da adibire a centro di aggregazione socioculturale, con sazi per riunioni e corsi di alfabetizzazione per adulti, ma, soprattutto, un piccolo ambulatorio dove iniziare un programma di assistenza medica. L’ingegner Venturi verifica anche la necessità di realizzare un pozzo per l’estrazione dell’acqua potabile e si impegna a preparare un progetto e a discuterne in Associazione.. Il 30 lasciamo di buon ora la capitale in direzione Nord, alla volta di GOROM GOROM,un villaggio situato poco distante dalla fascia sub-Sahariana, a circa 370 km da OUAGADOUGOU, e lungo il tragitto non possiamo non fermarci a visitare uno dei patrimoni dell’Unesco, le singolari ed affascinanti moschee di Bani. Uno dei ricordi più belli che riportai dal mio primo viaggio in Burkina e che mi suscitano sempre forti emozioni.Gli ultimi 70 chilometri di strade. sterrate, ma, soprattutto, i 35-40 gradi di temperatura ci vedono decisamente provati quando arriviamo all’ hotel le Dune, l’albergo costruito a fianco della casa di accoglienza “Casa Matteo” fortemente voluta dai genitori di Matteo Olivieri, toppo prematuramente e tragicamente scomparso. Anche questo viaggio sta volgendo al termine e per questo, nonostante ci costi una levataccia in piena notte, non rinunciamo a vedere l’alba nel deserto e ad un rapido giro al mercato di Gorom Gorom prima di riprendere il cammino verso la capitale. Giovedì 1 Febbraio lasciamo OUAGADOUGOU per raggiungere la città di Fada N’ Gouma, 200 km. più ad est, lungo la strada che porta in Niger, dove visitiamo il centro d’accoglienza TIN-GAABA, una struttura gestita da privati e che accoglie una quarantina di bambini “di strada” ed orfani. È una casetta di appena ottanta metri quadrati , con servizi igienici e cucina in pessime condizioni ; nella quale, quando cala la notte, i piccoli ospiti, per dormire, non possono che stendere a terra un materassino e stringersi l’uno accanto all’altro. Le spese di gestione sono coperte grazie alle donazioni dei visitatori e ad un contributo mensile della ODAS,una organizzazione francese ,ma i bisogni sono sempre superiori alle possibilità! Il ricordo, indelebile, che mi è restato è il grave stato di denutrizione in cui versano i bambini e le pessime condizioni igienico sanitarie. La colletta che abbiamo organizzato al momento non è stata certo risolutiva e per questo ci siamo riproposti, una volta tornati a casa, di non disinteressarci di questa realtà, anche, perché l’incontro con il Sindaco di Fada, avvenuto nel pomeriggio, ci ha lasciato con l’amaro in bocca; abbiamo dovuto riscontare, infatti, l’impossibilità, per le istituzioni pubbliche, di fornire qual si voglia tipo di aiuto. Chissà, ancora una volta la sinergia di forze tra Etruria Sma, Gabnichi, Fondazione Monte dei Paschi e Movimento Shalom e Casa Matteo potrà fare qualcosa di buono?! Tutto cio’ è attualmente in fase di studio ,ma il ricordo di quei bambini a FADA ci dà tanta carica per arrivare al compimento del nostro intento. L’ultimo giorno l’abbiamo dedicato all’imponente cava di granito nei pressi della capitale Una voragine, uno scavo a cielo aperto che degrada verso il basso in cerchi concentrici per arrivare giù, ai livelli più’ bassi, dove viene estratto il granito. • Ogni fase della lavorazione è compiuta ancora interamente a mano, senza l’aiuto di qualsivoglia macchina, mentre il granito viene sbriciolato in blocchi trasportabili usando il calore dei pneumatici incendiati. Sembra un girone dell’inferno dantesco. Asini carichi di granito risalgono dal fondo della cava, con passo lento, fino al piano stradale; nel piazzale, in alto, si procede alla frantumazione della pietra o con il martello, i più fortunati, o, la maggior parte, sbattendo pietra contro pietra. Gli uomini provvedono all’estrazione, mentre sul piazzale si trovano donne e bambini .E pensare che per queste persone non si tratta di un posto di lavoro,ma di un posto dove vivere, notte e giorno, giorno dopo giorno, sotto un riparo improvvisato,e il lavoro occupa tutto il tempo che rimane libero dall’espletamento delle vicende quotidiane,che siano l’allattamento o la preparazione di quel poco cibo che questa gente può permettersi.